L'INIZIO TRIONFALE DI AYRTON SENNA NEL
1991
Domenica 24 Marzo 1991. L’Autodrome José Carlos Pace di Interlagos è il teatro della 20°
Edizione del Gran Premio del Brasile, 2° round del Campionato del Mondo di
Formula 1 1991. Dopo la tremenda battaglia con Alain Prost nel 1990, culminata
in Giappone con uno degli episodi più iconici della storia della Formula 1,
Ayrton Senna e la sua McLaren sembrano aver iniziato il 1991 con una velocità
che quasi nessuno riesce a contrastare. Nelle prime Qualifiche della stagione,
a Phoenix, Senna è semplicemente imbattibile e conquista una pole position
devastante per tutti, rifilando alla Ferrari di Prost più di un secondo di
distacco, mentre Gerhard Berger, il suo compagno di squadra, si qualifica
soltanto in 7° posizione, a ben due secondi e tre decimi dal tempo di Senna. In
gara, poi, il brasiliano scappa subito via, approfittando delle tante battaglie
alle sue spalle e vince comodamente il Gran Premio degli Stati Uniti d’America,
davanti al rivale Alain Prost, 2° con la Ferrari, e alla Benetton del suo
connazionale Nelson Piquet.
LA MALEDIZIONE BRASILIANA
Dopo la vittoria a Phoenix, Ayrton,
con tutto il circus, raggiunge San Paolo. A casa sua il due volte Campione del
Mondo è considerato un eroe, il pubblico lo ama alla follia, ma nelle sue sette
precedenti partecipazioni al Gran Premio del Brasile non è mai riuscito a
portare a casa il trofeo d’oro. Incidenti e guasti l’hanno sempre tenuto
lontano da quel primo gradino del podio. Nel 1984 il Gran Premio del Brasile è
proprio la sua gara d’esordio in Formula 1: a Rio de Janeiro, dopo delle ottime
qualifiche e una buona rimonta in gara fino al 13° posto, si deve arrendere
alla rottura del turbo della sua Toleman. L’anno successivo un problema
elettronico alla sua Lotus lo costringe ad alzare bandiera bianca al 48° giro,
quando è saldamente 3°. Nel 1986, sempre in Lotus, le Williams di Nelson Piquet
e Nigel Mansell sono nettamente più forti e quindi si deve accontentare del 2°
posto alle spalle del connazionale, dopo una fantastica battaglia con Mansell.
Nel 1987, invece, è un guasto al motore a fermare la sua Lotus, mentre al suo
primo anno in McLaren, nel 1988, dopo una rimonta da fuoriclasse, Senna viene
squalificato dalla gara per l’utilizzo, proibito dal regolamento, del muletto.
Nel 1989, un contatto con Berger al via gli compromette la gara, che termina poi
in 11° posizione, mentre nel 1990 viene battuto sia da Prost che da Berger,
arrivando 3°. Insomma: quella che lega Ayrton Senna al suo Brasile è una vera e
propria maledizione.
LE QUALIFICHE DI SAN PAOLO: SENNA IMPRENDIBILE PER TUTTI
Ma quell’anno, il 1991, deve essere
l’anno giusto, la maledizione deve essere spezzata e nessuno sembra poter
essere in grado di privarlo di quella gioia. Il sabato di quel weekend l’Autódromo José Carlos Pace di Interlagos è
teatro delle Qualifiche. Con il boato assordante proveniente dalle tribune,
Ayrton Senna stampa un gran tempo, di tre decimi migliore rispetto alla
Williams di Riccardo Patrese, quattro rispetto all’altra Williams, quella del
leone inglese Nigel Mansell e ben un secondo rispetto al suo compagno di
squadra Gerhard Berger. Completano tutta la terza fila le due Ferrari di Jean
Alesi e Alain Prost. L’idolo locale conquista la sua quarta
pole position in Brasile, ma deve riuscire a convertire finalmente quella pole
in vittoria: è quello il suo obbiettivo, è quello il suo sogno. Per lui non è
sufficiente aver vinto già due mondiali, non è sufficiente aver già dimostrato
al mondo intero di essere uno dei più grandi piloti di tutti i tempi: ha un
conto in sospeso con il suo Brasile e non ha nessuna intenzione di mancare
all’appuntamento.
L'ATTESA DELLA GARA: AYRTON DEVE VINCERE
Trascorre la notte a San Paolo e la
mattina seguente gli spalti sono già gremiti di pubblico, migliaia di persone
sono in attesa di assistere alla corsa del loro beniamino. Ma per Ayrton quella
pressione non è un problema, anzi, è una spinta in più, come un turbo che lo
carica ancora di più e lo rende imbattibile. Alle
13 ora locale un commissario in fondo alla
griglia sventola la bandiera verde e i semafori dell’Autódromo José Carlos Pace
si accendono uno ad uno a ritmo regolare, per poi spegnersi tutti insieme
improvvisamente: è il via della 20° Edizione del Gran Premio del Brasile.
LA PARTENZA DELLA GARA
Ayrton Senna parte benissimo, mantiene
il comando davanti a Mansell, Patrese, Alesi, Berger e Prost, e sembra poter
scappare via, perché guadagna sui suoi inseguitori ben tre secondi in soli otto
giri. Ma dopo quegli otto giri, Nigel Mansell e la sua Williams incrementano il
loro passo, portandosi ad appena sette decimi di distacco da Senna. Il leone
inglese sembra quindi una minaccia pericolosa per la corsa del brasiliano,
minaccia che però si spegne poco dopo.
LE SFORTUNE DI NIGEL MANSELL
Al 17° giro Mansell si ferma ai box,
ma un errore nel pit stop lo costringe ad una sosta lunghissima, 14 secondi, e
questo gli fa perdere ben due posizioni. Ora il leone è 4°, ma dopo le soste di
Patrese ed Alesi si ritrova di nuovo 2° e comincia a recuperare terreno su
Ayrton: al 50° giro gli è ormai alle costole ed è più veloce, quindi è solo
questione di tempo prima di assistere al sorpasso. Ma evidentemente quella domenica la
sfortuna si è accanita tutta su di lui: a causa di una foratura è costretto
un’altra volta ai box. Dopo la sosta di Mansell, Senna si ritrova con un
vantaggio epocale su Patrese, oltre 40 secondi, e nessuno sembra poterlo
disturbare nella sua cavalcata verso la vittoria . Nessuno, tranne il suo
stesso cambio.
AYRTON SENNA HA UN NEMICO: IL SUO CAMBIO
Al 60° giro, quando la vittoria sembra
ormai cosa fatta e ormai rimangono solo undici giri alla bandiera a scacchi, il
cambio di Senna perde la quarta marcia. Nigel Mansell comincia ad avvicinarsi e
sembra rappresentare ancora una grande minaccia. Ma ancora una volta la
sfortuna lo coglie di sorpresa: al giro 61 un problema al cambio, ironia della
sorte, lo costringe al ritiro. Se pensate sia complicato, e lo è,
pilotare una monoposto di Formula 1 senza una marcia, immaginate cosa
significhi farlo con una sola marcia. Con il passare dei giri, il cambio di
Senna comincia a perdere prima la terza, poi la quinta, la seconda e, infine,
la prima. Il brasiliano si trova così in una situazione critica: può utilizzare
solo la sesta marcia, quella più alta. Se nei rettilinei e nelle curve veloci è
normale l’utilizzo di questa marcia, il vero problema arriva nelle curve lente
e nei tornanti: in queste zone del circuito l’utilizzo della sola sesta marcia
rende il volante così duro che è praticamente impossibile da girare. Ma è
proprio in questa situazione che Ayrton Senna diventa un mago. A sette giri
dalla fine la McLaren del brasiliano viaggia ormai con una sola marcia; a
cinque giri dalla fine il vantaggio di Senna su Patrese si è ridotto da 40 a 14
secondi. Ciò significa che il brasiliano non ha scampo, è troppo lento e
Patrese arriverà su di lui in un lampo, dato che guadagna ben cinque secondi a
giro.
L'IMPRESA MAGICA
Serve un miracolo… e detto fatto! Il
cielo sembra voler aiutare Ayrton, perché proprio in quel momento
sull’Autódromo José Carlos Pace arriva una leggera pioggia. Immaginate adesso
cosa significhi pilotare una monoposto di Formula 1 bloccata in sesta marcia su una pista bagnata, con le gomme d'asciutto e le braccia distrutte dalla fatica! Ma se il protagonista di quel quadro è un
pilota la cui specialità è proprio la guida sul bagnato, la magia può avere
inizio. Ayrton comincia a far danzare la sua McLaren sotto la pioggia, e
Patrese, che prima guadagnava cinque secondi a giro, ora ne guadagna solo
mezzo.
BANDIERA A SCACCHI: UNA STELLARE PRIMA VITTORIA IN PATRIA
Al 71° giro sventola la bandiera a
scacchi sull’Autódromo José Carlos Pace: Ayrton Senna vince la 20° Edizione del
Gran Premio del Brasile, trionfando a casa sua per la prima volta in carriera:
il pubblico è in delirio, l’intero Brasile è in delirio. Dopo la vittoria,
Ayrton si accende in radio con un urlo che entrerà nella storia, un urlo che
esprime tutta la sua gioia, ma anche tutta la sua sofferenza nel compimento di
una delle imprese più clamorose nella storia della Formula 1. Distrutto dalla
fatica, Ayrton è esausto di energie e non riesce più a guidare, tanto che ferma
la sua McLaren sul rettilineo della Reta Oposta e attende l’arrivo dei
soccorsi. Trasportato al box della McLaren a bordo di una vettura di sicurezza,
il brasiliano recupera un po’ di energie e sale sul podio, acclamato dal suo
popolo come un vero e proprio eroe. A malapena riesce a sollevare il trofeo del
vincitore, continuando a mostrare segni di stanchezza, ma anche la sua gioia è
incontenibile: finalmente ha conquistato la vittoria che fin dall’inizio della
sua carriera gli era sempre sfuggita di mano, e lo ha fatto in un modo davvero
indimenticabile.
AYRTON SENNA RE DEL 1991
Dopo questa impresa magica, Ayrton
Senna continuerà a dimostrarsi il più forte e in totale sintonia con la sua
McLaren, vincendo altre cinque gare e laureandosi per la terza e ultima volta
in carriera Campione del Mondo, nonostante un piccolo tentativo di recupero nei
confronti di Nigel Mansell. Ad Interlagos, però, riuscirà ad imporsi soltanto
un’altra volta, due anni dopo, nel 1993, quanto otterrà la sua storica 100°
vittoria in carriera, prima del suo passaggio, purtroppo fatale, alla Williams
nel 1994.
IL CUORE DELL'UOMO OLTRE OGNI LIMITE
Il capolavoro di Ayrton Senna al Gran
Premio del Brasile 1991 è solo uno, ma forse quello più significativo, dei
momenti che hanno caratterizzato la carriera del brasiliano e se ancora oggi, e
probabilmente lo sarà sempre, Senna è un esempio per tutti i piloti di
motorsport è proprio per la sua straordinaria capacità di andare oltre il
possibile, oltre le capacità dei propri mezzi e anche del proprio fisico, per
costruire queste imprese che rimarranno per sempre impresse nel cuore di tutti
gli appassionati di corse automobilistiche; proprio quel cuore che ha permesso
ad Ayrton Senna di vincere ogni difficoltà e di superare ogni ostacolo.
Sono le imprese magiche come quella di
Ayrton Senna al Gran Premio del Brasile 1991 che rendono i piloti di Formula 1,
questi ragazzi guidati dal loro cuore e dalla loro passione, degli eroi
immortali.