LA “GARA FANTASMA”: UNA QUESTIONE DI
GOMME
LE MODIFICHE REGOLAMENTARI DEL 2005
Domenica 19 Giugno 2005. Il leggendario Indianapolis
Motor Speedway, uno degli autodromi più celebri al mondo, ospita la 34°
Edizione del Gran Premio degli Stati Uniti d’America, 9° prova del mondiale
2005. Per effetto del grande cambio regolamentare, riguardante soprattutto
l’aerodinamica, può dirsi conclusa l’era Schumacher-Ferrari, un binomio che dal
2000 al 2004 ha dominato in modo assoluto: la stagione è infatti testimone di
un assolo di Fernando Alonso, che si avvia con la sua Renault verso la
conquista del suo primo titolo iridato, mentre la Ferrari fatica perfino a
conquistare dei podi. Le modifiche aerodinamiche riguardano principalmente le
ali anteriori e posteriori e il loro effetto è la riduzione del carico
aerodinamico. Un’altra importante modifica al regolamento riguarda l’utilizzo
dei motori: a differenza del 2004, quando un’unità doveva durare per l’intero
weekend di un Gran Premio, ora deve obbligatoriamente resistere per almeno due
Gran Premi consecutivi, pena una sanzione di dieci posizioni sulla griglia di
partenza. Ma la più importante novità introdotta nel 2005 riguarda la gestione
degli pneumatici durante la gara.
LA QUESTIONE GOMME: BRIDGESTONE VS MICHELIN
I primi anni 2000 sono caratterizzati dalla presenza in Formula 1 di due
fornitori di gomme: Bridgestone e Michelin. Se le gomme Bridgestone sono
studiate per massimizzare la prestazione, anche a scapito della durata (Ferrari
riuscì negli anni precedenti addirittura a vincere una gara con quattro soste
ai box), le gomme Michelin sono per contro molto più resistenti e garantivano
una maggior durata. Nel 2005 viene introdotta la regola che impedisce di
sostituire gli pneumatici durante la gara, a meno di emergenze, come forature o
problemi simili. Questa nuova norma impone alla Bridgestone di rivedere
completamente il suo prodotto, con la conseguenza inevitabile del crollo delle
prestazioni dei gommati Bridgestone, vale a dire Ferrari, Jordan e Minardi,
perché l’azienda giapponese è costretta a trovare in poco tempo un compromesso
tra prestazione e resistenza.
RENAULT AL POTERE, FERRARI IN GRAVE DIFFICOLTÀ
Dopo un 2004 non esaltante, coronato soltanto da cinque podi, di cui una
vittoria a Monaco da parte di Jarno Trulli, la Renault è il team che sfrutta
meglio di tutti gli altri team il cambio regolamento e si dimostra fin da
subito la monoposto da battere. La stagione si apre con un trionfo in
Australia, a Melbourne, per mano di Giancarlo Fisichella, arrivato in Renault
proprio nel 2005 e al suo terzo successo in carriera. Ma il pilota italiano ha
al proprio fianco un compagno di squadra fenomenale, un giovane spagnolo
velocissimo che prende ben presto le redini del team. Fernando Alonso, infatti,
nelle prime sette gare del campionato conquista sei podi, di cui quattro
vittorie in Malesia, Bahrain, San Marino e al Nurburgring. Già da ora è chiaro
a tutti che Alonso sarà l’uomo da battere per quel 2005, presentandosi di
diritto come l’erede di Michael Schumacher nel ruolo di dominatore della
Formula 1. L’unico team in grado di contrastare il dominio Renault è la McLaren,
soprattutto grazie alla velocità del giovane finlandese Kimi Raikkonen, che,
nonostante un ritiro e due risultati fuori dalla zona punti, nelle prime otto
gare mette a segno tre vittorie, in Spagna, a Monaco e in Canada, mentre il suo
compagno di squadra Juan Pablo Montoya ottiene come miglior risultato un 4°
posto a Kuala Lumpur. Il team di Woking si presenta quindi da subito come il
primo avversario della Renault, anche se nella prima parte del campionato non è
ancora pienamente al suo livello.
La grande delusione del 2005 non può che essere la Ferrari. Dopo l’era di
dominio assoluto e incontrastato, in termini di vittorie, durato dal 2000 al
2004, Maranello si ritrova in difficoltà con il nuovo regolamento, sicuramente
dal punto di vista aerodinamico, ma soprattutto a mettere in crisi il Cavallino
è la questione gomme. Ferrari, Jordan e Minardi sono infatti le uniche tre
squadre a montare le gomme Bridgestone; abbiamo già detto che Bridgestone è
stata costretta in fretta e furia a rivedere il suo prodotto per renderlo più
resistente: questo è andato inevitabilmente a scapito delle prestazioni della
vettura.
L’inizio stagione della Ferrari è disastroso: nelle prime cinque gare, almeno
una vettura si ritira sempre, e la squadra ottiene soltanto due podi, uno in
Australia con Rubens Barrichello, l’altro ad Imola con il Campione del Mondo in
carica Michael Schumacher. Dopo un’altra prestazione deludente a Monaco, arriva
per la Ferrari un periodo più felice, con la conquista di due podi consecutivi
al Nurburgring e in Canada, addirittura con entrambi i piloti. Per la Rossa,
però, di vittorie neanche l’ombra: l’epico dominio del 2004 è solo un lontano
ricordo.
LA SITUAZIONE ALLA VIGILIA DI INDIANAPOLIS
Terminato il Gran Premio del Canada, 8° round del campionato, la situazione in
classifica è a favore della Renault: Fernando Alonso domina tra i piloti con 22
punti di vantaggio su Kimi Raikkonen, mentre la Renault comanda la classifica
costruttori con un margine di 13 punti sulla McLaren. Rispetto al 2004, per la
Ferrari è il mondo alla rovescia, il traumatico risveglio dopo un sogno
paradisiaco: Michael Schumacher è solo 5° in classifica, lontano 35 punti dalla
vetta e alle spalle anche di Jarno Trulli e Nick Heidfeld, mentre Rubens
Barrichello è 7°, dietro anche Mark Webber; in classifica costruttori la
Ferrari è 5°, lontana 29 punti dalla Renault e alle spalle anche di McLaren,
Williams e Toyota. Con questa situazione il circus raggiunge gli Stati Uniti
d’America per il weekend di Indianapolis: nessuno, però, può immaginare che
quel fine settimana sia destinato a cambiare per sempre il volto della Formula
1.
GLI INCIDENTI NELLE PROVE LIBERE: LE PRIME AVVISAGLIE
Il weekend americano comincia a destare sospetti già dalle prime prove libere
del venerdì, quando il collaudatore della Toyota Ricardo Zonta, appena uscito
dai box, subisce lo scoppio dello pneumatico posteriore sinistro. Sembra un
incidente del tutto normale, causato magari da un detrito in pista, ma l’evento
assume molta più rilevanza quando nelle prove del pomeriggio lo stesso fatto
accade alla Toyota di Ralf Schumacher, mentre il tedesco sta percorrendo
l’ultima curva del circuito, la sopraelevata. Il fratello del Kaiser non
riporta conseguenze fisiche ma gli viene comunque imposto dai medici di non
partecipare al resto del weekend. La Toyota quindi lo sostituisce con
Zonta.
IL COMUNICATO DELLA MICHELIN
Al sabato le Qualifiche si svolgono regolarmente: con la Toyota Jarno Trulli
conquista la pole position, davanti alla McLaren di Kimi Raikkonen; Fernando
Alonso è invece solo 6°, a sandwich tra le due Ferrari di Michael Schumacher e
Rubens Barrichello. Con l’altra Renault Giancarlo Fisichella è 4°, dietro la
BAR-Honda di Jenson Button.
Durante la serata americana, però, a seguito delle analisi condotte sulla gomma
della Toyota di Ralf Schumacher, la Michelin emana un comunicato a dir poco
agghiacciante: la casa francese non garantisce l’integrità dei propri
pneumatici per il Gran Premio degli Stati Uniti d’America. Il punto focale
della questione è la curva 13, la sopraelevata prima del rettilineo del
traguardo, una curva che sollecita in modo importante le gomme.
LE TRATTATIVE: IN CERCA DI UNA SOLUZIONE
Da quel momento cala nel circus la confusione più totale. FIA e Michelin si
siedono al tavolo delle trattative. Tre proposte in campo: la prima è quella di
utilizzare una specifica diversa degli pneumatici, in particolare quella
utilizzata in Spagna, proposta però subito bocciata dato che quella specifica
non era mai stata provata sul circuito statunitense; la seconda è quella di
dare la possibilità ai gommati Michelin di effettuare un cambio gomme ogni 7-8
giri; la terza prevede l’installazione di una chicane in curva 13 per diminuire
la sollecitazione degli pneumatici. La FIA rifiuta la seconda proposta perché
contraria allo spirito del regolamento, mentre sembra esserci un accordo tra
tutti i team per l’installazione della chicane. La Ferrari, però, si oppone
sostenendo che avrebbero dovuto essere i gommati Michelin ad adattarsi alle
caratteristiche del circuito americano. Si arriva così al pomeriggio della
domenica senza ancora un accordo.
IL TRISTE SPETTACOLO DELLA GRIGLIA DI PARTENZA
Tutte le monoposto, anche quelle gommate Michelin, si schierano in griglia di
partenza, pronte per il giro di formazione, che effettivamente si avvia e viene
percorso da tutti i piloti. Al termine del giro, però, si profila agli occhi
degli spettatori un orrendo spettacolo: tutti i gommati Michelin vengono
chiamati ai box, si ritirano dal Gran Premio per motivi di sicurezza.
In un’atmosfera surreale, tra i fischi e l’indignazione del pubblico sugli
spalti, a schierarsi in griglia sono solo sei monoposto su venti: le due
Ferrari di Michael Schumacher e Rubens Barrichello, le due Jordan di Tiago
Monteiro e Narain Karthikeyan e le due Minardi di Christijan Albers e Patrick
Friesacher.
Alle 13 ora locale un commissario in fondo alla griglia sventola la bandiera
verde e i cinque semafori dell’Indianapolis Motor Speedway si accendono uno ad
uno a ritmo regolare, per poi spegnersi tutti insieme improvvisamente: è il via
della 34° Edizione del Gran Premio degli Stati Uniti d’America.
LA "GARA FANTASMA"
Ha inizio così la “gara fantasma”, uno dei Gran Premi più assurdi e controversi
della storia della Formula 1, uno dei punti più bassi della storia di questo
sport. Data la grande differenza prestazionale tra i tre team, non ci sono
grandi battaglie in pista, anche perché tutti i piloti hanno come obiettivo
principale, se non unico, di arrivare sotto la bandiera a scacchi e approfittare
dell’assenza delle altre squadre per ottenere punti fondamentali in ottica
mondiale.
Le due Ferrari volano subito via, mentre dietro Monteiro ha uno scatto migliore
del suo compagno di squadra Karthikeyan e tiene la 3° posizione. L'unico
momento di tensione durante la gara avviene all'uscita dai box di Schumacher
dopo il secondo pit stop: proprio in quel momento sopraggiunge Barrichello nel
rettilineo principale. I due si sfiorano, il brasiliano tenta il sorpasso per
la 1° posizione, ma è costretto ad un’escursione fuori pista, rientrando in
coda al Kaiser senza più portare attacchi al tedesco. Dietro, invece, le due
Jordan distaccano in modo considerevole le due Minardi.
BANDIERA A SCACCHI: LA FERRARI VINCE UNA GARA IN SOLITARIA
Al termine del 73° giro cala la bandiera a scacchi sull’Indianapolis Motor
Speedway: Michael Scumacher vince il Gran Premio degli Stati Uniti d’America,
cogliendo il suo primo successo stagionale, una vittoria insperata per quel
2005, ma arrivata in una condizione a dir poco anomala. Il tedesco precede di
appena un secondo e mezzo il suo compagno di squadra Rubens Barrichello, che
completa la prima doppietta Ferrari del 2005. Con la Jordan Tiago Monteiro
arriva sul traguardo con un giro di differenza rispetto alle Ferrari e
conquista il primo e unico podio della sua carriera, nonché l’ultimo nella
storia della squadra irlandese, mentre grazie al suo 4° posto Narain
Karthikeyan è il primo pilota indiano nella storia della Formula 1 a
conquistare dei punti iridati. Le due Minardi arrivano a loro volta ad un giro
di distacco dalle Jordan, con Christijan Albers davanti a Patrick Friesacher, e
ottengono punti molto preziosi per il mondiale costruttori. Per la Minardi è
l’ultimo arrivo a punti in un Gran Premio di Formula 1.
LE CONSEGUENZE DI INDIANAPOLIS 2005
Cala così il sipario su uno dei weekend più incredibili nella storia della Formula
1, un weekend che ha cambiato in modo considerevole la faccia di questo sport
perché, a partire dalla stagione 2007, la FIA non permetterà più la compresenza
di due o più fornitori di gomme. A seguito delle tantissime polemiche, la
Michelin decide di risarcire tutti i biglietti dell'evento e offrire ventimila
biglietti per l'edizione 2006, distribuiti fra gli spettatori dell'edizione
2005, prima di ritirarsi definitivamente dalla Formula 1 dopo l’ultima stagione
di attività. Il Gran Premio degli Stati Uniti d’America 2005 rappresenta un
vero e proprio punto di svolta nella storia della Formula 1.