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Campionato del Mondo di Formula 1 2024: bilancio di metà stagione

Di Giovanni Nulchis

IL CAMPIONATO CHE NON TI ASPETTI

Sette vincitori diversi nella prima metà della stagione: non succedeva dal 2012. Il Campionato del Mondo di Formula 1 2024 è cominciato come il precedente, con un dominio della Red Bull che sembrava destinato a non crollare più. Tifosi e appassionati, dopo le prime quattro gare stagionali, credevano di doversi rassegnare a vivere una replica del 2023, anzi peggio, considerando che Sergio Perez, il secondo pilota Red Bull, sembrava essersi totalmente ripreso dopo il disastro del 2023, capace di regalare alla squadra tre doppiette nei primi quattro appuntamenti. Ma poi tutto è cambiato. La supremazia tecnica della Red Bull ha iniziato a vacillare, messa in crisi da una McLaren che, dopo un inizio in sordina nelle prime gare, alle spalle anche della Ferrari, stabile seconda forza sino al quarto appuntamento in Giappone, è cresciuta in un modo spaventoso, tanto da diventare, da Imola in poi, il team di riferimento per tutti. La Red Bull ha dovuto fare i conti non solo con la prepotenza agonistica della McLaren, ma anche con la crisi nera di Perez, che come nel 2023, a partire dal Gran Premio di Monaco, è entrato in un tunnel di prestazioni di bassissimo livello, lasciando in pratica la squadra nelle mani di un solo pilota, che però di nome fa Max e di cognome fa Verstappen e non ha certo bisogno di presentazioni. La differenza rispetto al 2023, però, è che la Red Bull non è più dominante e, seppur clamorosamente forte e concreto, Verstappen non può da solo reagire ogni weekend alla forza della McLaren che, infatti, nonostante tanti errori durante le gare che potevano sicuramente essere evitati, ha recuperato alla Red Bull una quantità di punti tale da eleggerla di diritto come favorita per la conquista del titolo costruttori. Impressionante anche la crescita della Mercedes dal Canada in poi, tornata a respirare aria di gloria e capace di conquistare pole position e vittorie inserendosi nella lotta tra Red Bull e McLaren, mentre la Ferrari, dopo una buonissima prima parte di stagione, costantemente a podio e capace anche di due vittorie, dopo il magico trionfo a Monaco si è spenta, non è riuscita a stare al passo degli altri team in termini di aggiornamenti, andando a ricoprire il ruolo di quarta forza in campo, superata anche dalla Mercedes. Nella terra di nessuno, lontana dalle prestazioni 2023, l’Aston Martin fa da ponte tra i top team e le ultime cinque squadre della classifica, tra le quali comanda la Racing Bulls, forte di numerosi piazzamenti a punti da parte dei suoi piloti. Ma andiamo ora a ripercorre le posizioni della classifica costruttori della prima metà di stagione, analizzando più nel dettaglio i punti di forza e i punti di debolezza di ciascun team.

RED BULL: L'IMPERO CROLLA

Il primato in classifica della Red Bull si deve principalmente a tre fattori: un inizio di stagione dominante, la grande costanza di Max Verstappen, nonostante qualche sbavatura nelle ultime gare che non gli ha permesso di raggiungere il podio, e le imperfezioni della McLaren. L’inizio di stagione è un sogno per Milton Keynes: se escludiamo la debacle di Melbourne (circuito sicuramente non adatto alla RB20), sono arrivate quasi in sequenza tre doppiette in Bahrain, Arabia Saudita e Giappone che non hanno deluso i pronostici di inizio anno, lanciando la squadra verso un apparentemente facile conquista del mondiale. La Ferrari, seppur cresciuta tanto rispetto al 2023, era ancora lontana e, nonostante la doppietta in Australia, non rappresentava una seria minaccia. Anche in Cina, tornata finalmente in calendario dopo quattro anni di assenza causa Covid, la Red Bull può dirsi soddisfatta, con la vittoria di Max Verstappen, la quarta in stagione per l’olandese, e la 3° posizione di Sergio Perez. In mezzo ai due, però, c’è un ragazzino britannico, Lando Norris, che con la sua McLaren comincia a fare la zanzarina. Anche a Miami, la Red Bull è la monoposto da battere, ma Verstappen perde la gara a favore di Norris, fortunato ad approfittare dell’uscita della Safety Car nel momento giusto. La vittoria di Lando Norris, però, non dà ancora l’idea di una McLaren davvero in lotta con la Red Bull, ma questa idea è destinata a sgretolarsi, perché già dalla gara successiva, ad Imola, il team di Woking è definitivamente pronta alla battaglia, almeno dal punto di vista prestazionale. Nonostante ciò, Verstappen vince in Emilia Romagna, seppur con Norris a soli sette decimi di distacco sul traguardo. Oltre ad una McLaren in netto recupero, da Imola per la Red Bull nasce anche un altro problema, chiamato Sergio Perez: sul traguardo il messicano, dopo essere partito solo 11° per non aver superato il taglio del Q2, è 8°, ultimo dei piloti “top”. Il weekend successivo, a Monaco, la Red Bull non è competitiva e Verstappen, complice anche un errore in Q3, si qualifica solo 6°, e in gara non può fare altro che tenere la 6° posizione, dietro, oltre le due Ferrari e le due McLaren, anche la Mercedes di Russell, mentre Perez, partito dalle retrovie dopo una qualifica disastrosa, esce subito di scena per un incidente con le due Haas. Dopo il difficile weekend del principato, Verstappen torna a comandare con due vittorie in Canada e Spagna, approfittando di errori strategici da parte della McLaren, mentre nelle ultime quattro gare ottiene un solo podio in Gran Bretagna, gettando alle ortiche una possibile vittoria in Austria in un incidente con Norris. L’olandese non mancava la vittoria in quattro Gran Premi consecutivi dal 2020. Perez, invece, continua nel suo tunnel di prestazioni non andando mai oltre la 7° posizione, anche quando in Belgio è 2° in griglia di partenza; chiude la prima parte di stagione in 7° posizione nella classifica piloti, con un distacco abissale, di 146 punti, dal compagno di squadra. Dopo 14 gare, la Red Bull e Max Verstappen comandano ancora entrambe le classifiche mondiali, ma se i 78 punti di vantaggio di Verstappen su Norris sono abbastanza da mettere una piccola ipoteca sul titolo, la Red Bull vede avvicinarsi sempre più minacciosa la McLaren, ora a soli 42 punti di distacco, sempre più vicina al sorpasso mondiale.

MCLAREN: UNA RIVALE AGGUERRITA CHE SOGNA IL MONDIALE

L’inizio di stagione per la McLaren non è stato dei migliori: nelle prime quattro gare la Ferrari è più competitiva e arriva costantemente davanti, anche quando in Australia Lando Norris conquista il primo podio dell’anno. Sono i due weekend, Cina e Miami, a rappresentare la svolta per il team di Woking: a Shanghai Norris batte per la prima volta le Ferrari e addirittura Perez, arrivando 2° al traguardo, alle spalle del solo Verstappen; a Miami arriva invece per il giovane britannico la sua prima storica vittoria in carriera, una vittoria che ha portato gioia e allegria in tutto il paddock, perfino ai diretti avversari.  Ma se la vittoria in Florida è arrivata in circostanze fortuite, la conferma del grande passo avanti fatto dalla McLaren arriva già il weekend successivo ad Imola, quando Oscar Piastri, fino a questo momento rimasto un po’ in ombra, si qualifica 2° (ma poi viene retrocesso per aver commesso un impeding ai danni di Magnussen), e in gara Norris sfiora la vittoria, raggiungendo sul finale di gara un impeccabile e vincente Verstappen. Da Imola comincia definitivamente un altro mondiale: da quella gara non ci sarà più alcun dominio da parte della Red Bull e di Verstappen, che hanno finalmente trovato dei rivali alla loro altezza. Anche a Monaco la McLaren è molto competitiva e Piastri si sblocca nella sua stagione portando a casa uno dei weekend migliori della sua carriera: secondo sia in qualifica sia in gara, alle spalle solo dell’irraggiungibile Charles Leclerc; Norris, invece, chiude 4°, dietro anche Carlos Sainz. A questo punto la McLaren è sotto gli occhi di tutti la monoposto più veloce del lotto, fortissima in tutti i tipi di pista e potenzialmente in grado di vincere ogni gara. Ma, tra errori dei piloti, soprattutto Norris, ed errori di strategia, i possibili trionfi in Canada, Spagna, Austria e Gran Bretagna si trasformano in cocenti sconfitte e fanno perdere al team moltissimi punti in classifica costruttori. La sconfitta più pesante, per Norris, arriva ovviamente in Austria, quando a pochi giri dalla bandiera a scacchi tenta il sorpasso su Verstappen per la prima posizione ma i due vengono a contatto e a rimetterci maggiormente è proprio l’inglese, costretto al ritiro, mentre Max se la cava con una foratura, chiudendo 5° e allungando in classifica mondiale. In Ungheria, però, la McLaren è obbligata a vincere: il circuito si addice perfettamente alle caratteristiche della vettura e il team deve rimediare a tutti gli errori commessi e le occasioni sprecate. Arriva infatti una straordinaria doppietta per Woking, di forza sugli avversari, ma a vincere non è Norris, bensì Oscar Piastri che, tra mille polemiche per una gestione di gara inspiegabile da parte del team, conquista la sua prima vittoria in carriera. Con il trionfo a Budapest, la McLaren sorpassa in classifica la Ferrari, ponendosi come prima inseguitrice della Red Bull. Il giovane pilota di Melbourne chiude la prima metà di stagione con un ottimo 2° posto in Belgio, dimostrando tutto il suo talento, mentre Norris, ancora falloso in partenza, come in Spagna e Ungheria, arriva 5°, anche alle spalle di Verstappen. La McLaren si appresta quindi ad affrontare il resto del campionato con la consapevolezza di avere tutte le carte in regola per battere la Red Bull e tornare a vincere, dopo ben 26 anni, il titolo costruttori, ma per riuscire nell’impresa deve essere sicuramente meno fallosa nella gestione di gara, nelle strategie e nella gestione dei piloti. Compito invece molto più arduo quello di Norris, che se vuole vincere il suo primo titolo mondiale deve essere perfetto, non sono più ammessi errori, e deve sperare che Verstappen non sia più così costante nei risultati come lo è stato per quasi tutta la prima parte della stagione.

FERRARI: PRIMA ILLUSIONE, POI DELUSIONE

A differenza della McLaren, la Ferrari comincia a gran voce la stagione 2024, ponendosi subito e costantemente come seconda forza in pista dietro la Red Bull. Nelle prime quattro gare arrivano infatti quattro podi consecutivi, con un Carlos Sainz, seppur assente in Arabia Saudita per questioni di salute (sostituito degnamente dal giovane pilota di Formula 2 Oliver Bearman, splendido 7° al traguardo), più veloce e costante di Charles Leclerc. Considerato questo solido inizio di mondiale, il weekend della Cina è il primo a mettere un po’ in difficoltà la Ferrari (ciò coincide con la rinascita McLaren), che infatti per la prima volta in stagione non conquista il podio. Podio che torna, ad opera di Leclerc, a Miami e Imola, ma ormai la McLaren è a un livello superiore rispetto a Maranello. E poi arriva il weekend di Monaco, con Charles Leclerc determinato a spezzare una volta per tutte la maledizione che da sempre lo legava al suo Principato. Con una straordinaria prestazione, di un’emotività unica, Charles Leclerc vince il Gran Premio di Monaco, emozionando chiunque fosse presente negli spalti e perfino il Principe in persona. Il trionfo Rosso a Monaco si chiude con il fantastico 3° posto di Sainz. Con questo risultato la Ferrari sembra davvero poter avere come obiettivo concreto la vittoria del campionato costruttori, dato lo scarso apporto che Perez dà alla Red Bull in termini di punti. E invece questa bella favola si trasforma immediatamente in un incubo. Il weekend successivo, a Montréal, è nero per la Ferrari: un doppio ritiro disastroso che pesa moltissimo sulle ambizioni mondiali. Nelle quattro gare seguenti arriva soltanto un podio ad opera di Sainz in Austria (grazie allo scontro Verstappen-Norris), mentre Leclerc non riesce ad arrivare a punti né a Spielberg né a Silverstone (come se per questo 2024 avesse fatto un patto con il diavolo: la vittoria a Monaco in cambio di una stagione in salita). Grazie alla squalifica di George Russell, Charles in Belgio ritrova il podio, ma il sorpasso della McLaren in classifica dopo la gara in Ungheria è la prova del drastico calo della Ferrari, che da stabile seconda forza scivola fino ad essere la quarta, battuta in pista, ma non ancora in classifica, anche da una Mercedes in netta crescita. Il bilancio di questa prima parte della stagione non può che essere negativo quindi per la Ferrari, passata da essere nelle condizioni di poter sognare il mondiale a rincorrere, oltre la Red Bull, anche la McLaren e la Mercedes.

MERCEDES: UN'INCREDIBILE RINASCITA

Il percorso della Mercedes in questa prima parte di stagione è, per certi versi, simile a quello della McLaren, anche se meno rapido come ascesa, e sicuramente totalmente opposto a quello della Ferrari. La Mercedes delle prime otto gare è la peggiore tra i top team: il miglior risultato è il 5° posto di George Russell ottenuto sia in Bahrain sia a Monaco, mentre Lewis Hamilton appare più in difficoltà e sul conto pesa certamente il doppio ritiro in Australia. Ma a Monaco la Mercedes porta degli aggiornamenti alla vettura che hanno del miracoloso e la squadra rinasce. L’ascesa della Mercedes nella corsa alla gloria ha dell’incredibile, perché è immediata: in Canada arriva la prima pole position e il primo podio stagionale, entrambi ad opera di Russell, mentre Hamilton conquista il podio in Spagna, il weekend successivo. In Austria, Russell approfitta alla grande dello scontro Verstappen-Norris e conquista la prima vittoria stagionale per sé e per il team. Come in una favola, una settimana dopo Lewis Hamilton trionfa a Silverstone dopo una gara maestosa (la sua nona vittoria in Gran Bretagna), mentre Russell, anche lui in lotta per la vittoria, è costretto al ritiro. In Ungheria Hamilton si deve arrendere al dominio McLaren, arrivando comunque sul podio, dopo una bellissima lotta con Verstappen. A Spa in gara la Mercedes è inaspettatamente la vettura più veloce in pista, e George Russell, grazie ad una strategia vincente da lui pensata, trionfa… ma solo per qualche ora, prima di essere squalificato perché la sua monoposto risulta sottopeso. La vittoria va comunque alla Mercedes, grazie al secondo posto di Hamilton sul traguardo e a quella che sarebbe stata una clamorosa doppietta. Questa crescita incredibile del team tedesco è sicuramente di ottimo auspicio per il proseguimento del campionato, ma le difficoltà avute ad inizio stagione rendono ardua una possibile rincorsa per il titolo: la Ferrari conserva ancora un vantaggio di 79 punti.

ASTON MARTIN: NELLA TERRA DI NESSUNO

Ben lontana dalle sorprendenti prestazioni di inizio 2023, l’Aston Martin ha cominciato il 2024 come quinta forza in pista, nella terra di nessuno, in svantaggio rispetto ai quattro top team che abbiamo già analizzato e più competitiva rispetto ai cinque team che chiudono la classifica. E in quella terra di nessuno è rimasta per tutto l’arco di queste 14 gare, tant’è che in classifica costruttori si trova in 5° posizione, lontana 193 punti dalla Mercedes e con un vantaggio di 49 punti, nemmeno tantissimi, sulla Racing Bulls. Nelle prime sei gare, dal Bahrain a Miami, Fernando Alonso è stato capace di arrivare sempre in zona punti, con un ottimo 5° posto a Jeddah come miglior risultato, ma soprattutto, tranne in Australia, sempre davanti a Lance Stroll, che solo due volte ha conquistato dei punti: in Bahrain e a Melbourne. Da Imola la situazione è peggiorata, perché in otto gare, solo in due occasioni (Canada e Gran Bretagna) i due piloti sono arrivati entrambi in zona punti; indice del fatto che, come la Ferrari, l’Aston Martin non sia riuscita a stare al passo con gli aggiornamenti alla vettura. Oltre ad Imola, Stroll ha battuto Alonso in gara per tre weekend consecutivi, Austria, Gran Bretagna e Ungheria, fatto alquanto anomalo e sorprendente. Fernando ha poi chiuso la prima parte della stagione con un buon 8° posto in Belgio, ma è indubbio che l’Aston Martin sia la più grande delusione di questo 2024.  

RACING BULLS: LA MIGLIORE DELLA BASSA CLASSIFICA

L’Aston Martin è, in classifica, lo spartiacque tra i quattro top team e i cinque team di bassa classifica, che si contendono, in un fazzoletto di 34 punti, la 6° posizione. Il migliore tra questi cinque team nella prima parte del campionato è stata la Visa Cash App RB (Racing Bulls). In realtà, la scuderia di Faenza ha deluso le aspettative di inizio anno: il fatto che da questo 2024 fosse ancora più stretta la collaborazione con la Red Bull, con addirittura la condivisione di molti componenti e soluzioni tecniche, aveva fatto pensare a una RB come possibile rivelazione, un outsider del mondiale, come era stato per l’Aston Martin di inizio 2023 o la Racing Point del 2020. Invece, queste aspettative non sono state rispettate, perché la Racing Bulls si è rivelata subito essere meno competitiva non solo rispetto ai top team, ma anche all’Aston Martin, almeno nelle prime gare. Il primo piazzamento a punti arriva in Australia ad opera di Yuki Tsunoda, grazie ad un ottimo 7° posto, e anche nel weekend successivo, nel suo Gran Premio di casa, il giapponese giunge 10°. In Cina, dopo un avvio di stagione alquanto complicato, Daniel Ricciardo ha finalmente l’occasione di terminare la gara in zona punti, ma una tamponata da parte di Stroll lo costringe al ritiro. A Miami, sempre l’australiano è autore di una Sprint da favola, 4° al traguardo con la conquista dei primi punti in stagione, ma purtroppo nelle Qualifiche per la gara della domenica non riesce neanche a passare il taglio del Q1 e sul traguardo è solo 15°; chiuderà anche le due gare successive fuori dai punti, per poi ritornarci con una splendida 8° posizione a Montréal. Dal canto suo, Tsunoda va incontro a tre weekend molto positivi, conquistando punti a Miami, Imola e Monaco, ma poi delude nelle tre gare successive, prendendo come miglior risultato il 14° posto. L’altalena di prestazioni continua, con Yuki a punti in Gran Bretagna e Ungheria, mentre Daniel no, e l’australiano a punti in Belgio, mentre Tsunoda è solo 16°. Questo continuo alternarsi di prestazioni ha comunque consentito alla squadra di conquistare punti in 10 gare su 14, e di essere per questo motivo superiore ai suoi diretti avversari. A metà stagione, la Racing Bulls è 6° tra i costruttori, con sette punti di vantaggio sulla Haas, mentre Tsunoda e Ricciardo sono rispettivamente 12° e 13° tra i piloti. L’australiano continua, però, a non convincere nei risultati e le possibilità per lui di sostituire in un futuro vicino Perez alla guida della Red Bull sono sempre più scarse.

HAAS: UNA STAGIONE IN ALTALENA

In lotta con la Racing Bulls per la 6° posizione tra i costruttori (ricordiamo che tra una posizione e l’altra in classifica costruttori ballano diversi milioni di premio in denaro, quindi anche la lotta in posizioni di bassa classifica ha la sua importanza) troviamo la Haas, anch’essa autrice di una prima parte di stagione un po’ altalenante nei risultati. Tra i due piloti del team statunitense, il più concreto e costante è stato Nico Hulkenberg, in grado di non andare quasi mai oltre la 13° posizione, eccetto in due occasioni (Bahrain e Belgio), e di arrivare a punti in cinque gare, con due fantastici piazzamenti consecutivi in 6° posizione, in Austria e Gran Bretagna. Dall’altro lato del box, invece, Kevin Magnussen è giunto a punti soltanto in Australia e in Austria, risultando in generale più incostante e più falloso rispetto ad Hulkenberg. Sul bilancio di queste prime 14 gare pesa ovviamente tanto il disastro di Monaco, sia in termini economici (il danno è stato molto grande per entrambe le monoposto) che di risultati, ma tutto sommato essere in lotta per la 6° posizione, e quindi per essere il migliore dei team di bassa classifica, non è male per la Haas, viste le premesse di inizio stagione.

ALPINE: UN DISASTRO ANNUNCIATO, MA CON QUALCHE SEGNALE DI RIPRESA

Per come era cominciato il 2024, pensare che l’Alpine non sarebbe stata ultima a metà stagione era pura fantascienza. Già dalla presentazione della A524 a Febbraio si capisce che per l’Alpine questo 2024 sarebbe stato un anno disastroso. Ed effettivamente la stagione comincia malissimo: la monoposto francese è la peggiore in pista. Ma fortunatamente la speranza di un miglioramento non svanisce e a Miami il 10° posto ottenuto da Esteban Ocon ha quasi il sapore di un miracolo. Dopo un weekend complicato ad Imola, chiuso in 14° e 16° posizione, arriva per l’Alpine una serie di tre gare ottime: a Monaco Pierre Gasly arriva 10°, mentre sorprendentemente in Canada e in Spagna entrambi i piloti conquistano dei punti, e anche in Austria Gasly è 10°. Ma dopo questo periodo di piccole gioie, i weekend di Gran Bretagna e Ungheria tornano ad essere disastrosi, con la monoposto di Gasly vittima di numerosi problemi di affidabilità e Ocon che non riesce ad andare oltre la 16° posizione. In Belgio tornano un po’ di sorrisi grazie al 9° posto di Ocon, ma il bilancio di metà stagione non può che essere negativo, considerando che l’Alpine aspira a diventare un top team, essendo ancora un team ufficiale e non un team cliente. Vedremo se il ritorno in squadra di Flavio Briatore aiuterà a comprendere velocemente i problemi che affliggono l’Alpine per tornare ad essere quantomeno un team da centro classifica.

WILLIAMS: LO SPETTRO DELLA LEGGENDA DI GROVE

Chiudiamo questa analisi della classifica di metà stagione con i due team meno competitivi, che non sono riusciti a reagire al piccolo miglioramento dell’Alpine, venendo surclassati dalla squadra transalpina in classifica. Per chi ha una certa età e ha vissuto gli anni d’oro del team Williams, deve essere una tristezza infinita vedere una squadra così leggendaria riuscire a stento a entrare in zona punti. La stagione del team di Grove è stata fino alla gara belga molto deludente, nonostante le premesse di inizio anno non fossero poi così drastiche. Alexander Albon, pilota non eccezionale ma comunque ottimo, fa quel che può, tenendosi il più delle volte ai margini della zona punti e riuscendo in due occasioni ad entrarci, a Monaco e in Gran Bretagna, conquistando quei quattro punti che consentono alla Williams di non essere il fanalino di coda della classifica. Il suo compagno di squadra Logan Sargeant, invece, dopo una stagione d’esordio nel 2023 molto deludente, continua a deludere non poco, concludendo quasi sempre le gare nelle ultime posizioni, con molti errori di guida. L’unico risultato di spessore per il pilota americano è l’11° posto in Gran Bretagna, che in fin dei conti è stato il weekend migliore per la Williams in questa prima parte della stagione. Il bilancio, dunque, non può che essere negativo per un team che ha fatto la storia di questo sport e che sta vivendo ormai da troppi anni probabilmente il periodo più buio della sua storia in Formula 1.

STAKE: NEGLI ABISSI DELLA CLASSIFICA

Ma c’è chi ha fatto peggio della Williams nel corso di queste 14 gare: la Stake (o Kick Sauber). C’è da dire che le premesse di inizio stagione per la squadra svizzera non erano affatto buone, nonostante un importante rebranding da Alfa Romeo a Stake. Ed effettivamente si può tranquillamente dire che ad oggi la monoposto verde guidata da Valtteri Bottas e Guanyu Zhou è la peggiore in griglia. I piloti, poi, non sono proprio tra i più veloci in griglia e, tranne un buon 11° posto di Zhou in Bahrain e qualche altra prestazione non lontana dalla zona punti (vedi il 13° posto di Bottas a Monaco e in Canada), nelle restanti gare sono stati sempre nel gruppo di coda. Tutto ciò fa sì che, dopo 14 Gran Premi, la Stake sia ancora a quota zero punti e i suoi piloti occupino le ultime due posizioni in classifica mondiale: il bilancio è tremendamente negativo. L’unica nota positiva è che Guanyu Zhou ha avuto l’onore di correre per la prima volta in carriera il Gran Premio di casa a Shanghai ed è stato il primo pilota cinese nella storia della Formula 1 a farlo.

I MOVIMENTI DI MERCATO DURANTE LA PAUSA ESTIVA

Terminata questa analisi della prima metà di stagione 2024, prima di lasciarvi agli ultimi giorni di questa calda e lunga estate, devo darvi due importanti notizie di mercato.

Lunedì 29 Luglio, subito dopo il Gran Premio del Belgio, è stato ufficializzato finalmente il futuro agonistico di Carlos Sainz: lo spagnolo ha firmato un contratto pluriennale con la Williams e a partire dal 2025 sarà compagno di squadra di Alexander Albon, al posto di Logan Sargeant. Questo movimento di mercato è un forte indizio del fatto che Andrea Kimi Antonelli sarà pilota Mercedes già a partire dal 2025, perché entrambi i sedili in Williams sono già occupati per la prossima stagione ed è altamente improbabile che il giovane bolognese corra un’altra stagione in Formula 2. Con l’arrivo di Antonelli, tornerebbe un pilota italiano in Formula 1 dopo quattro anni di assenza (l’ultimo era stato Antonio Giovinazzi al volante della Sauber). Questa notizia, non ancora ufficiale (ma l’ufficialità dovrebbe arrivare in occasione del weekend del Gran Premio d’Italia), evidenzia la grande fiducia che Toto Wolff (Team Principal di Mercedes) ripone su Kimi, che esordirà in Formula 1 già nel mondo dei grandi, all’interno di un top team (un po’ come Hamilton nel 2007, quando esordì in McLaren).

L’altra notizia riguarda Sergio Perez, il cui futuro, dopo gli scarsi risultati ottenuti quest’anno, è stato fortemente in bilico. Il messicano è stato confermato al volante della Red Bull e sarà ancora al fianco di Max Verstappen almeno fino al termine della stagione. Ricciardo rimane al fianco di Tsunoda in Racing Bulls e Liam Lawson rimane ancora a piedi come terzo pilota di Red Bull e Racing Bulls. A questo punto, se Perez continuerà a portare pochi punti al team, la McLaren è senza dubbio la favorita per la conquista del titolo costruttori.

APPUNTAMENTO IN OLANDA: SI RIPARTE!

Con queste due notizie, concludo questa analisi della prima metà di stagione 2024 dandovi appuntamento all’ultimo weekend di Agosto, quando la 34° Edizione del Gran Premio d’Olanda riaprirà il sipario sul Campionato del Mondo di Formula 1 2024, inaugurando la seconda e ultima parte del mondiale, nella quale verranno corsi dieci Gran Premi. L’attesa di sapere chi sarà il nuovo Campione del Mondo di Formula 1, specialmente tra i costruttori, è tantissima e non ci resta altro da fare che metterci comodi e goderci lo spettacolo di questo entusiasmante campionato, uno dei più combattuti e avvincenti degli ultimi anni.