Speciale "Appuntamento con la Storia": 30° Anniversario della Scomparsa di Ayrton Senna
GRAN PREMIO DI SAN MARINO 1994
IL TRISTE RIMBOMBO DEL TAMBURELLO:
IMOLA 1994, IL WEEKEND NERO
INTRODUZIONE
Il 1° Maggio 2024 è ricorso il 30° anniversario della morte di Ayrton Senna. Le sue gesta in pista e nella vita di tutti i giorni ne hanno fatto una leggenda, un mito immortale che ancora oggi vive nei nostri cuori e che mai verrà dimenticato. In questo scritto ho cercato di raccontare, pur non avendo vissuto in prima persona i fatti, ciò che successe in quel maledetto weekend di Imola, in un viaggio dalle forti emozioni, a volte anche un po' duro, ma spero gradevole. Mi scuso per le eventuali imperfezioni. La narrazione è accompagnata da alcune frasi del brano "Ayrton" di Lucio Dalla, uno dei miei brani preferiti della musica italiana, scritto nel 1996, due anni dopo la scomparsa di Senna, e il titolo dello scritto rimanda proprio al tema della musica. Buona lettura.
“Il mio nome è Ayrton, e faccio il pilota
E corro veloce per la mia strada
Anche se non è più la stessa strada
Anche se non è più la stessa cosa”
LA SITUAZIONE ALL'INIZIO DEL 1994
Domenica 1° Maggio 1994. L’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola ospita la 14° Edizione del Gran Premio di San Marino, 3° round del Campionato del Mondo di Formula 1 1994. Con l’inizio del 1994 si chiude un’era della Formula 1: il tre volte Campione del Mondo Ayrton Senna, considerato ormai da tutti una leggenda per le sue gesta fenomenali in pista, mette fine alla sua gloriosa avventura in McLaren, con la quale ha conquistato tutti e tre i titoli iridati, per accasarsi in Williams, team Campione del Mondo in carica; Alain Prost, ex compagno di squadra di Senna in McLaren, decide di ritirarsi dalla Formula 1 da Campione del Mondo in carica.
I PROBLEMI DELLA WILLIAMS FW16
L’avventura di Ayrton in Williams, però, non comincia nel migliore dei modi: da quell'anno, infatti, il regolamento vieta tutti i dispositivi elettronici (come le sospensioni attive e il controllo di trazione), un punto di forza della Williams nel 1992 e 1993. Con il nuovo regolamento, la Williams perde competitività, ma la monoposto progettata da Adrian Newey non è solo meno competitiva ma è anche troppo stretta nella zona dell'abitacolo, aspetto che influisce negativamente sulla guida. La vettura è inoltre instabile e difficile da guidare, a causa dell'eliminazione dei dispositivi elettronici. Insomma, Senna pensava di essersi trasferito nel carro dei vincitori, e chi poteva contraddirlo a fine 1993, ma in realtà si trova tra le mani una monoposto che non ha nulla a che vedere con la Williams che ha dominato la scorsa stagione con Prost. Durante i collaudi pre-stagione Senna evidenzia e fa presente al team tutte le criticità della nuova FW16, ma ormai la prima gara è alle porte e non c’è più tempo per correggere i problemi e gli errori.
LE PRIME GARE: SCHUMACHER DOMINA, SENNA FATICA
Il Campionato comincia il 27 Marzo in Brasile, a San Paolo: a casa sua Senna conquista una magica pole position, dando prova ancora una volta del suo immenso talento, ma in gara è costretto al ritiro per un testa-coda al 55° giro. La vittoria va a Michael Schumacher, giovane pilota tedesco della Benetton al quarto successo in carriera. Stessa musica anche per il secondo appuntamento stagionale: ad Aida, in Giappone, Senna fa di nuovo un capolavoro in qualifica, conquistando la seconda pole dell’anno, ma in partenza entra in contatto con Mika Hakkinen ed è subito fuori dai giochi; Schumacher vince ancora, coronando un idilliaco inizio di mondiale e prendendo già il largo in classifica piloti.
LA SITUAZIONE IN CLASSIFICA ALLA VIGILIA DI IMOLA
Il tedesco si ritrova in solitaria al comando del mondiale, con 13 punti di vantaggio sul pilota della Jordan Rubens Barrichello e 14 sul ferrarista Gerhard Berger e su Damon Hill, mentre tra i costruttori la Benetton comanda con un vantaggio di 10 punti di vantaggio sulla Ferrari, 13 sulla Jordan e 14 sulla Williams di Senna e Hill.
Questa la situazione di classifica alla vigilia del 3° appuntamento stagionale: il circus raggiunge l’Italia e si prepara alla disputa del Gran Premio di San Marino, in programma ad Imola. Sembra un weekend come gli altri: nessuno può immaginare il disastro che quell’anno Imola ha in serbo per la Formula 1. Sarebbe stato meglio per tutti se quell’evento non avesse mai preso il via, ma forse era destino, forse quella catastrofe aveva la sua funzione, forse Imola era destinata a bagnarsi di tutto quel sangue e di tutte quelle lacrime, forse doveva accadere qualcosa di talmente cupo e brutto da cambiare per sempre il volto della Formula 1.
IL PRIMO MOMENTO DI TERRORE: L'INCIDENTE DI RUBENS BARRICHELLO
Il weekend ha inizio con le prove libere del venerdì e con il primo momento di terrore: un incidente spaventoso vede come protagonista il pilota Jordan, Rubens Barrichello, che, a causa del cedimento della sospensione posteriore sinistra e della velocità troppo elevata, esce di traiettoria alla Variante Bassa, passa di traverso sul cordolo esterno e decolla, superando le gomme di bordopista e impattando contro le reti di protezione. La monoposto rimbalza all'indietro, si cappotta un paio di volte e infine si ferma ribaltata nella via di fuga. La direzione gara interrompe la sessione e i soccorsi giungono tempestivamente sul luogo dello schianto, estraggono dall’abitacolo il pilota brasiliano e lo rianimano. Pur riportando una frattura al setto nasale, tagli alla bocca, un braccio rotto, una costola incrinata ed una leggera amnesia, Rubens Barrichello è miracolosamente salvo, naturalmente impossibilitato a prendere parte al resto del weekend. Ma purtroppo in quel fine settimana di Imola i miracoli hanno già fatto la loro parte.
LA PRIMA TRAGEDIA: L'ADDIO A ROLAND RATZENBERGER
Sabato 30 Aprile: sull’Autodromo Enzo e Dino Ferrari hanno luogo le Qualifiche del Gran Premio di San Marino. Il pilota della Simtek Roland Ratzenberger è impegnato in un giro lanciato nel tentativo di abbassare il suo tempo di qualificazione. L’austriaco passa senza difficoltà la curva del Tamburello e si prepara ad affrontare il rettilineo che precede la curva intitolata a Gilles Villeneuve, quando la sua Simtek subisce improvvisamente la rottura dell’ala anteriore.
A causa del brusco calo di deportanza e della velocità elevatissima, Ratzenberger è passeggero di una Simtek ingovernabile e impatta violentemente contro il muro esterno della Villeneuve. Nel forte impatto la cella di sopravvivenza dell'abitacolo regge bene, ma la decelerazione è tale da far perdere immediatamente conoscenza al pilota, provocandogli una frattura della base cranica.
La bandiera rossa viene esposta subito e i medici di pista raggiungono il luogo dell’incidente, trovando Ratzenberger privo di sensi e con copiosa perdita di sangue dalla bocca e dal naso.
Dopo averlo quantomeno aiutato ad uscire dall’arresto cardiaco, lo trasportano al pronto soccorso dell'Ospedale Maggiore di Bologna, ma non c’è più niente da fare. Roland Ratzenberger muore sette minuti dopo il suo arrivo in ospedale, a causa del grave trauma cranico.
La terribile notizia raggiunge presto i piloti che, rientrati ai box, attendono la ripresa delle Qualifiche: nessuno, però, ha più la voglia e lo spirito di scendere in pista. La sessione si conclude in un’atmosfera surreale.
Ayrton Senna conquista così la 65° pole position della sua carriera; al suo fianco scatterà Michael Schumacher, il quale precede Gerhard Berger con la Ferrari e Damon Hill con l’altra Williams.
Con una pesantezza inimmaginabile nel cuore e nell’animo, i piloti si preparano ad affrontare il giorno della gara.
“E come uomo io ci ho messo degli anni
A capire che la colpa era anche mia
A capire che ero stato un poco anch'io
E ho capito che era tutto finto
Ho capito che un vincitore vale quanto un vinto
Ho capito che la gente amava me.
Potevo fare qualcosa
Dovevo cambiare qualche cosa…”
L'ATMOSFERA SURREALE DEL PRE-GARA
Domenica 1° Maggio. In griglia di partenza l’aria è cupa. Il fresco triste ricordo della morte di Roland Ratzenberg aleggia nel cielo di Imola. Un collega, ma soprattutto un ragazzo di soli 34 anni, alla sua prima stagione in Formula 1, era scomparso mentre realizzava il suo più grande sogno. Ayrton Senna, dopo aver conquistato la pole position il pomeriggio precedente, aveva posto all’interno dell’abitacolo della sua Williams una bandiera austriaca: in caso di vittoria del Gran Premio l’avrebbe sventolata in onore di Roland.
SPAVENTO ALLA PARTENZA: L'INCIDENTE TRA JARVILEHTO E LAMY
Alle 14 ora locale il commissario in fondo alla griglia sventola la bandiera verde e i quattro semafori rossi dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari si accendono uno alla volta per poi spegnersi all’improvviso tutti insieme: è il via della 14° Edizione del Gran Premio di San Marino.
Ayrton Senna scatta come un fulmine, seguito a ruota da Michael Schumacher, ma nelle retrovie si sfiora una nuova tragedia: la Benetton di Jyrki Jarvilehto, quinta in griglia, ha un problema tecnico e rimane ferma sulla piazzola; le monoposto che la seguono scartano bruscamente sui lati per evitarla, ma Pedro Lamy, pilota della Lotus, non riesce nell’impresa: l’impatto è inevitabile e la Lotus sfonda il retrotreno della Benetton, andando poi alla deriva per un centinaio di metri e fermandosi allo sbocco della pit-lane.
Entrambi i piloti escono indenni, ma i detriti persi dalle auto coinvolte volano in tutte le direzioni; alcuni di essi scavalcano le recinzioni e finiscono sulle tribune ferendo nove spettatori, dei quali uno, colpito da una gomma, rimane qualche giorno in coma. La direzione gara non può far altro che inviare la Safety Car in pista per permettere ai commissari di ripulire in sicurezza il tracciato dai detriti.
LA RIPRESA DELLA GARA
La gara riprende al 5° giro, con Senna leader davanti a Schumacher: i due fanno già il vuoto rispetto agli avversari e il pubblico attende finalmente una battaglia epica tra la leggenda Ayrton Senna e quel giovane fenomeno, che fin dalla sua prima gara in Formula 1 in Belgio nel 1991 aveva fatto capire a tutto il mondo di essere davanti ad una nuova stella nascente, con la stoffa dei più grandi Campioni. Ma…
“E ho deciso, una notte di maggio
In una terra di sognatori
Ho deciso che toccava, forse, a me
E ho capito che Dio mi aveva dato
Il potere di far tornare indietro il mondo
Rimbalzando nella curva insieme a me
Mi ha detto "Chiudi gli occhi e riposa"
E io ho chiuso gli occhi…”
TAMBURELLO. SETTIMO GIRO.
Settimo giro di gara. Ayrton Senna è ancora in testa e conclude un altro giro davanti a Schumacher. La leggenda brasiliana si prepara ad affrontare la curva Tamburello, la prima del circuito, come ha sempre fatto, ad una velocità di 310 km/h. Quella volta però succede qualcosa di diverso e tremendamente grave. Mentre affronta la curva Tamburello, il piantone dello sterzo non resiste alle sollecitazioni e si rompe: Ayrton si ritrova al volante di una Williams ingovernabile.
Accortosi di non poter più girare, Senna frena bruscamente ma la via di fuga è troppo stretta: l’impatto con il muretto esterno è inevitabile e tremendo. La Williams nello scontro rimbalza sul muretto e arresta la sua corsa quasi a bordo pista.
L’infame dinamica dell’incidente vuole che una sospensione si spezzi con ancora la gomma attaccata e colpisca la testa di Ayrton, provocandogli un grave trauma cranico; inoltre, il braccio scheggiato della sospensione penetra nel casco attraverso la visiera, ferendo gravemente il pilota nel lobo frontale destro, poco sopra l'occhio.
La gravità della situazione impone la sospensione della gara con la bandiera rossa. Nel giro di due minuti i medici guidati dal dottor Sid Watkins arrivano sul luogo. Le condizioni di Senna sono palesemente gravissime. Il pilota esanime e la testa mollemente appoggiata al bordo laterale dell'abitacolo.
I sanitari sfilano il casco ad Ayrton tagliando la cinghia di ritenuta, constatando che il brasiliano è in stato di gasping. Oltre alla ferita sopra l'occhio destro, manifesta una fuoriuscita di sangue dal naso e dalla bocca e non reagisce ad alcun tipo di sollecitazione.
Necessario l’intervento dell’elisoccorso: Senna viene trasportato all’Ospedale Maggiore di Bologna, ricevendo trasfusioni di sangue anche in volo. Intanto in pista si sfiora un’altra tragedia: Erik Comas, pilota della Larrousse, ignaro della situazione, arriva al Tamburello a velocità sostenuta, evitando per poco di investire i mezzi di soccorso. Incredulo per la situazione creatasi, esce dalla vettura per sincerarsi dello stato del collega ferito (che peraltro qualche tempo prima, nel 1992 in Belgio, l'aveva a sua volta soccorso a seguito di un incidente). Prima che la direzione gara lo squalifichi per il grave pericolo causato, decide volontariamente di ritirarsi dalla corsa.
RISCHIO IN PIT LANE
Ripulita la pista, la direzione gara permette la ripresa del Gran Premio. Schumacher si invola verso il 3° successo stagionale, mentre in pit lane si verifica l’ennesimo incidente di giornata: la Minardi di Alboreto perde una delle ruote posteriori (mal fissata dai meccanici), la quale finisce ad alta velocità contro il personale delle altre squadre assiepato nella corsia. Ne risultano feriti tre meccanici della Ferrari, uno della Lotus ed uno della Benetton. Trasportati in ospedale, i meccanici coinvolti si rivelano comunque in condizioni non gravi.
BANDIERA A SCACCHI: VINCE MICHAEL SCHUMACHER, MA NESSUNO FESTEGGIA
Al 58° giro sventola la bandiera a scacchi sull’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, ponendo finalmente termine a quella gara maledetta, a quel weekend maledetto: Michael Schumacher vince con la sua Benetton la 14° Edizione del Gran Premio di San Marino, cogliendo la sua 5° vittoria in carriera; completano il podio Nicola Larini con la Ferrari e Mika Hakkinen su McLaren. Nessuno dei tre però festeggia, nessuno dei tre alza il trofeo, nessuno dei tre apre lo champagne. Informati e consapevoli degli eventi tragici di quella gara, stanno composti sul loro gradino in rispetto del loro collega, che proprio in quel momento sta lottando tra la vita e la morte in ospedale.
ADDIO AYRTON...
I medici fanno tutto il possibile per evitare la tragedia, ma quando sopraggiunge un nuovo arresto cardiaco alle 18.37 non c’è più nulla da fare. Ayrton Senna da Silva muore all’età di 34 anni in un lettino dell’Ospedale Maggiore di Bologna.
Si spegne così, nella “terra dei sognatori” come cantava Lucio Dalla, la leggenda Ayrton Senna, un mito per bambini, ragazzi, adulti e anziani, amato da appassionati di corse e non, riconosciuto da tutto il mondo come uno dei piloti più forti nella storia dell’automobilismo. In Brasile vengono proclamati tre giorni di lutto nazionale e il 5 Maggio il popolo brasiliano, per cui Ayrton era quasi come una divinità, accompagna il suo idolo verso la sua ultima meta, il cimitero di Morumbi a San Paolo. Qui il campione più amato nella storia della Formula 1 riposa in pace da ormai trent’anni. Sulla sua tomba, l’incisione “Niente mi può separare dall'amore di Dio" racconta la sua grande fede religiosa, il filo rosso della sua carriera, un tratto della sua personalità che in qualche modo lo ha reso immortale.
EPILOGO: UN TRAGICO PASSAGGIO DI TESTIMONE
Con la scomparsa di Ayrton Senna la Formula 1 perde una leggenda, un mito che mai potrà essere eguagliato. Ma quella domenica 1° Maggio 1994, in un tragico passaggio di testimone, una stella luminosa comincia a brillare con una forza incredibile: Michael Schumacher è destinato a diventare la nuova leggenda della Formula 1. La sua carriera, proprio come quella di Ayrton Senna, non avrà eguali e farà scuola tra le future generazioni di piloti.
“Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota
E corro veloce per la mia strada
Anche se non è più la stessa strada
Anche se non è più la stessa cosa
Anche se qui non ci sono i piloti
Anche se qui non ci sono bandiere
Anche se forse non è servito a niente
Tanto il circo cambierà città
Tu mi hai detto "Chiudi gli occhi e riposa"
E io, adesso, chiudo gli occhi…”